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SPALLETTI saluta la Roma e arriva Ranieri
E' ufficiale. Luciano Spalletti non è più l'allenatore della Roma. Domenica al termine del match con la Juventus aveva dichiarato: "C'è una cosa di cui mi sono pentito, tra tutte quelle che ho fatto da maggio, ma non la posso dire". Non l'ha detta, ma l'ha lasciata intendere. Si era fortemente pentito di avere accettato di restare alla guida di una squadra fortemente indebolita e aggrappata ai calzoncini di un Totti ormai logoro.
Ha lasciato Villa Pacelli poco prima delle 13.00 senza lasciare dubbi: "Ho rassegnato le mie dimissioni e la società le ha accettate, quindi consideriamo chiuso il nostro rapporto". Poco prima era arrivato Claudio Ranieri, che ha cominciato la sua avventura giallorossa sbagliando l'ingresso e recandosi nella zona degli uffici. Speriamo che non sia di cattivo auspicio. Ranieri ha dalla gran parte della tifoseria, che ormai non sopportava più Spalletti. Inoltre anche diversi blog giallorossi stanno esultando.
Si attende l'ufficialità del suo ingaggio. In ogni caso il buon Ranieri ha firmato per un anno con un'opzione per il secondo. A seguire gli aspetti burocrativi l'avvocato Mattia Grassani, che già lo ha seguito nel corso del divorzio con la Juventus. Ranieri sbarca nella Capitale con i collaboratori Christian Damiano e Paolo Benetti, il preparatore atletico Riccardo Capanna e l'allenatore dei portieri Giorgio Pellizzaro.
Si riparte con un Lobont in più in porta, dato che non bastavano il tris di pipponi già in rosa. Si riparte con il giovane Zamblera nel reparto offensivo, giusto per evitare che qualcuno possa togliere il posto da centravanti a Totti. Arriva un vero occhio di lince. Uno che preferì Poulsen a Xabi Alonso. Uno che spinse per avere Jorge Andrade. Uno che piace a tutti, ma non vince mai. Il classico perdente di successo. Bentornato.
p.s.
Pare che nello spogliatoio, dopo il ko con la Juventus, siano volate parole grosse. Totti non deve averle digerite. Ma Spalletti aveva ragione da vendere.
Le dimissioni di Luciano Spalletti sono solo l’ennesimo tassello di una spirale che non avrà fine finchè non arriverà un nuovo magnate ad investire capitali freschi nel club. Tutto ebbe inizio all’indomani della vittoria fortunosa del campionato da parte della Lazio, sovradimensionata dalla finanza creativa di Sergio Cragnotti. Franco Sensi, fino ad allora anonimo petroliere a capo della AS Roma, capì che qualcosa andava fatto. Così tra magagne amministrative e grossi investimenti quali Batistuta, Samuel, Cassano, Capello e compagnia, riuscì subito a render la pariglia ai cugni biancocelesti ed a vincere il terzo tricolore. Roma capitale del calcio, per la prima volta i club del nord stavano a guardare per due anni di fila. Sensi scrisse il proprio nome a caratteri dorati nella storia della società capitolina, ma a quale prezzo? Il patron ci rimise metà del proprio patrimonio ed indebitò fortemente l’holding di famiglia Italpetroli. Nel mentre la squadra (che ha raccolto meno di quel che avrebbe potuto) passò in mano alla figlia Rosella e all’allenatore emergente Luciano Spalletti. Grazie ad una sapiente gestione conservativa ed all’autofinanziamento, il club è riuscito ad essere protagonista con vari secondi posti in campionato, buoni piazzamenti in Champions League e qualche exploit nella marginale Coppa Italia. L’anno scorso il meccanismo perde un giro, e la Roma riesce tra mille patemi a piazzarsi al sesto posto mancando l’Europa che conta. Pessimo momento per rinunciare agli introiti della Champions, con la crisi imperante e le banche che chiedono a gran voce il rientro dalla pesante situazione debitoria. La spirale precipita ad ogni rata di ammortamento del debito non onorata, con gli istituti finanziari che minacciano l’espropriazione delle azioni dell’AS Roma se non verrà ceduta in fretta e la Sensi che non vuole svendere il gioiello di famiglia senza rientrare di almeno un po’ di quei capitali spesi dal magnate Franco. Sul terreno di gioco la squadra invecchia, perde pezzi, ed anche lo stellone di Francesco Totti comincia a diventare un peso con i suoi mille acciacchi ed il suo ingaggio da pallone d’oro. Ora Spalletti, che nonostante i nervosismi spropositati ha avuto il merito di mettere in discussione i santini, paga per questo e per un mercato inesistente fatto di cessioni (Aquilani) e elemosine (Burdisso). Zero punti, avanti Claudio Ranieri core de Roma. E quando a quelle latitudini ci si appella ai sentimenti, significa che proprio non ce n’è più.
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