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Silvio Berlusconi denuncia Repubblica per le 10 domande su NOEMI LETIZIA
Silvio Berlusconi ha deciso di denunciare Repubblica. Il presidente del Consiglio, infatti, ha chiesto un milioni di euro al Gruppo dell’Espresso, come risarcimento danni per le famose 10 domande, che nello scorso mese di giugno il giornale si era posto in merito al caso di Noemi Letizia.
La notizia e’ stata data dagli avvocati del Cavaliere: secondo loro quelle dieci domande sono “diffamatorie”. Per questo hanno denunciato Giampiero Martinotti, che scrisse quelle dieci domande, Ezio Mauro, il direttore del giornale, e anche il gruppo L’Espresso che pubblica il quotidiano.
Quelle domande secondo i legali sono diffamatorie perche’ “il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti“. Ma le accuse non si fermano a Repubblica: Niccolo’ Ghedini ha pronte delle denunce ai media inglesi, francesi e spagnoli che hanno parlato della vita privata del premier.
Repubblica intanto si difende, con le parole di Mauro: “Non potendo rispondere, se non con la menzogna, Silvio Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande di Repubblica, insabbiando così la pubblica vergogna di comportamenti privati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente. È la prima volta, nella memoria di un Paese libero, che un uomo politico fa causa alle domande che gli vengono rivolte“.
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Inchiesta di Bari: si indaga sugli imprenditori che pagavano tangenti ai partiti di sinistra
Novità dal fronte pugliese (che da quando si è rivelato pesantissimo per il centrosinistra è finito nell’oblio). Del filone giudiziario avevamo già parlato prima che scoppiasse lo scandalo con i controlli nelle sedi di partito in estate (cosi come avevamo fatto notare il lato gossipparo/escortistico anche per la sinistra). L’inchiesta guidata dalla pm Digeronimo punta ora l’obiettivo su alcuni imprenditori
Il pm antimafia che indaga sulla Sanitopoli pugliese ha già iniziato a spulciare i conti correnti dei vari manager e imprenditori finiti nell’inchiesta: sarebbero emerse, dai primi riscontri, «operazioni finanziarie sospette» e «distrazioni di somme» che farebbero pensare ad azioni di riciclaggio del denaro. A quale scopo? La Digeronimo non lo dice, ma sembra davvero intenzionata a capire se dietro certe voci di bilancio delle aziende (del tipo: manutenzione, spese di pubblicità e marketing…) vi siano celati strumenti di finanziamento occulto dei partiti. Oppure tangenti.
L’ipotesi :
è quella di fondi neri (costituiti anche evadendo il fisco) utilizzati in tutti questi anni per ottenere in cambio dal Palazzo appalti, nomine, accreditamenti e incarichi per forniture. Il lavoro di setaccio nelle banche ora si complica e i dati acquisiti andranno incrociati via via, per verificare eventuali passaggi di denaro, con quelli contenuti nei bilanci sequestrati dai carabinieri a fine luglio nelle sedi dei cinque partiti del centrosinistra che sostengono la giunta regionale di Nichi Vendola
Il tutto gestito da
«un’organizzazione criminale tendente a condizionare le scelte della stessa allo scopo di perseguire progetti illeciti». Un’associazione a delinquere (15 finora gli indagati) finalizzata alla corruzione e alla concussione. E ai vertici di questo comitato d’affari, secondo il magistrato, c’era Alberto Tedesco, l’ex assessore regionale alla Sanità dei Socialisti Autonomisti, dimessosi dall’incarico dopo essere stato iscritto nel registro della procura, ma ripescato poi dal Pd in Senato al posto dell’eurodeputato De Castro
Ci sarebbero dei riscontri
Gli imprenditori, già iscritti nel registro degli indagati nell´ambito della stessa inchiesta, sono sospettati di essere finanziatori occulti dei partiti. Gli sviluppi delle indagini si baserebbero su riscontri investigativi già ottenuti dal magistrato su quanto acquisito, all´inizio di agosto, nelle sedi baresi di Pd, Socialisti autonomisti, Sinistra e libertà, Prc e Lista Emiliano. In quell´occasione furono portati via i relativi bilanci, allo scopo di verificare l´ipotesi di illecito finanziamento ai partiti.
Passando invece a Tarantini, nei giorni scorsi, dalla procura erano uscite ulteriori indiscrezioni sulla sua vicinanza al Pd
Gianpaolo Tarantini e i re delle mense, i fratelli Ladisa, risultano soci in una impresa alla quale partecipa anche il consigliere regionale Pd Nicola Canonico, che avrebbe ottenuto un appalto per la fornitura di energia elettrica durante il G8 a L´Aquila.
Insomma, nonostante la lentezza e il poco clamore, continua l’inchiesta che sta facendo impazzire dalla rabbia Vendola e apre uno squarcio sull’onestà (solo a parole) del centrosinistra.
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IL CONFLITTO BERLUSCONI
L’uscita di Veltroni “non tutto il male è colpa di Berlusconi” sta provocando orgasmi a ripetizione a tutta la dx; credo che si tratti di “colpo di sole”. I conflitti che Berlusconi porta con sé, si moltiplicano per autogenesi; i comportamenti volgari del medesimo, hanno assunto proporzioni preoccupanti; siamo diventati lo zimbello della stampa del mondo intero: in alcuni paesi del nord le tv intrattengono in prima serata, e con notevole successo, i loro spettatori sulle gaffes e sulla “politica” che il nostro “premier” impone all’Italia. Caro Walter, cosa aspetti a passare al Pdl? Chiedi la tessera e… Amen.
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Veltroni: non è tutta colpa di Berlusconi se l'Italia è in queste condizioni
«La colpa più grave di Berlusconi è quella di non avere migliorato in nulla il Paese, pur dominandone la politica da 15 anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l'egoismo e l'individualismo». Walter Veltroni in un'intervista a "Il resto del Carlino" dice di non essere convinto che le responsabilità dello stato attuale del Paese siano tutte attribuibili al premier. «Credo però - aggiunge - che chi ha responsabilità di governo non dovrebbe alimentare gli aspetti più deteriori dell'epoca in cui vive. Detto questo...». L'ex segretario del Pd, in occasione della pubblicazione del suo romanzo "Noi" - che l'ex segretario del Pd definisce «un atto d'amore per l'Italia, Paese sfortunato e meraviglioso» - individua nella società "una spinta all'odio".
Uno dei capitoli del libro è ambientato negli anni Settanta , «anni del terrorismo e della violenza cieca». Come lo spiega? «Siamo un Paese che tende a prendere forti sbandate ideologiche. Si sono strasformati in ideologie persino il berlusconismo e l'antiberlusconismo, e il mio grande dolore - dice - è stato non essere riuscito ad avviare una stagione di collaborazione nell'interesse dell' Italia dopo le elezioni. In ogni pagina del mio libro c'è l'auspicio di portare il Paese fuori dal collo di quest'imbuto ideologico che credo affligga sia i nostri elettori sia quelli del centrodestra». Colpa di molti dirigenti del Pd e di Di Pietro? «Sì, anche - risponde Veltroni - ma soprattutto del fatto che che il centrodestra ha preferito ripetere il copione della contrapposizione frontale».
Veltroni conclude rispondendo all'intervistatore che gli chiede di associare personaggi della politica a quelli letterari. «Per Berlusconi, Falstaff di Shakespeare, un uomo refrattario alle regole. Per D'Alema ho pensato a Bartleby, lo scrivano di Melville, uno che si fa ricordare per la frase "preferirei di no". Ma lasciamo perdere, meglio evitare polemiche. Scriva che più che personaggi letterari mi sembrano persone che hanno una smisurata voglia di tenersi stretti alla dimensione della cronaca».
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RIMBALZA IL CLANDESTINO
Mentre l'ennesima strage di migranti in mare suscita sdegno e sgomento, su Facebook gli internauti leghisti si divertono a far sparire con un clic le barche con gli immigrati a bordo. Vince chi riesce a rimandare indietro più extracomunitari. Ogni volta che un barcone viene respinto, si viene avvisati con il suono di una campanellina. Si chiama "Rimbalza il clandestino", ed è un'applicazione sviluppata all'inizio di questa estate e disponibile sulla pagina ufficiale su Facebook della Lega Nord. Da qui può essere condivisa e pubblicizzata su ogni profilo.
Ad amministrare la pagina del Carroccio è il figlio di Umberto Bossi, Renzo, classe 1988, affiancato nell'opera da Fabio Betti, un altro leghista doc. Proveniente dal movimento dei giovani padani, Betti è legato da un'amicizia non solo virtuale a Renzo, ed è stato spesso definito come l'"uomo facebook" del Carroccio. E' lui a pubblicare link, notizie e ad aggiornare la bacheca. E, all'inizio di giugno, si è presentato come l'ideatore di "Rimbalza il clandestino". "Abbiamo deciso di puntare molto sull'interattività e sulla Rete - aveva spiegato, introducendo l'applicazione interattiva - cercando di coinvolgere, scherzosamente, i giovani, e di sensibilizzarli su quello che, in reatà, è un fenomeno reale che affligge le nostre coste". E chissà se, insieme all'amico Renzo, immaginava che la realtà di questi giorni avrebbe potuto drammaticamente superare l'obiettivo del suo giochino virtuale.
L'applicazione, che ha anche una pagina di fan, è introdotta da poche righe di spiegazione: "L'obiettivo di questo gioco è mantenere il controllo dei clandestini che arrivano in Italia". Su una schermata viene raffigurata la nostra penisola, insieme a delle boe e dei salvagenti. Ovviamente nessuno riceverà mai alcun salvagente, perché l'unico scopo del giocatore è quello di far sparire la barca apparsa all'improvviso, cliccandoci sopra con il mouse, da una fino a cinque volte. I punti che si ricevono per ogni imbarcazione colpita dipendono dalle sue dimensioni: uno per quelle più piccole, fino ad un massimo di cinque. Gli sbarchi avvengono lungo tutte le coste, anche quelle della Liguria. Una barra, in alto, tiene traccia delle imbarcazioni rimandate indietro: "Se la barra sarà al massimo - spiegano le istruzioni - vorrà dire che avrai dimostrato la tua bravura e potrai passare al prossimo livello". Più si va avanti, e più i "nemici" da respingere si moltiplicano. Perde chi non riesce a far sparire abbastanza barconi. In questo caso si riceve il classico messaggio di "game over", accompagnato da un invito a ritentare la fortuna: "Prova ancora. Vedrai che la prossima volta riuscirai a dimostrare di essere un vero leghista".
Altro gioco che si inserisce nella campagna leghista dell'estate per coinvolgere i giovani internauti nelle sue iniziative virtuali è "Converti il comunista": lo scopo è quello di trasformare il "triste e logoro comunista in un felice leghista". Perché la conversione sia portata a termine, bisogna "illuminare" il comunista con il Sole delle Alpi, il simbolo racchiuso nel contrassegno della Lega Nord. Nel fare ciò, si dovrà fare attenzione ai pomodori che Veltroni e Franceschini tireranno contro la persona da convertire.
"Rimbalza il clandestino" è una delle armi, rivelatesi molto efficaci, che la Lega ha utilizzato in campagna elettorale per catturare l'attenzione dei giovani elettori. Il giochino consiste nel difendere l'Italia dagli sbarchi delle navi caiche di clandestini. Durante i vari livelli, le imbarcazioni compaiono a sorpresa sulle coste italiane, l'obiettivo è cliccare più volte sulla barca fino a farla sparire. Allo scadere del tempo, solo se l'"invasione" è bloccata si accede al livello successivo, dove le barche si moltiplicano. "Abbiamo deciso di puntare molto sull'interattività e sulla Rete - dichiara l'ideatore del gioco Fabio Betti - cercando di coinvolgere, scherzosamente, i giovani, e di sensibilizzarli su quello che, in reatà, è un fenomeno reale che affligge le nostre coste".
Ma non è finita. In rete si può trovare anche "converti il comunista", che ha lo scopo di convertire il "triste e logoro comunista in un felice leghista". Per far diventare un comunista un elettore del Carroccio, bisogna stargli il più addosso possibile con il Sole delle Alpi, il simbolo racchiuso nel contrassegno della Lega Nord, stando attenti ai pomodori che Veltroni e Franceschini tirano ai "compagni" pentiti. I due giochi di rete sono scaricabili dalla pagina di Facebook della Lega Nord Padania - Umberto Bossi, fondata dal figlio del leader leghista, Renzo Bossi. La campagna su Internet della Lega è completata da due video virali, scaricabili da YouTube: "Sono incazzato" e "Ho paura", entrambi prodotti da Elimar.
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Di Pietro: ''Craxi incallito corrotto", Stefania Craxi:"Di Pietro cancro della politica da isolare"
Non usa mezzi termini il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che sul suo blog
e attacca il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, per aver rifinanziato la Fondazione Craxi per il 2009. "Fin qui - scrive Di Pietro - sapendo che il PdL accoglie in Parlamento condannati per ogni sorta di reato, anche per associazione mafiosa, nulla di che stupirsi: siamo consapevoli di essere di fronte ad un partito ad immagine e somiglianza dei suoi fondatori Berlusconi e Dell'Utri". A indignare il leader dell'IdV è stato però "apprendere che le fondazioni intitolate a Pertini, Di Vittorio e D'Annunzio non riceveranno un euro". "Le fondazioni hanno il compito di promuovere la cultura nel Paese: quali valori vuol promuovere la Fondazione Craxi di cui sua figlia Stefania è presidente?". Di Pietro, dopo aver citato la spiegazione letta su Wikipedia, si chiede se nel patrimonio politico lasciato da Craxi "siano inclusi anche le migliaia di fascicoli giudiziari prova del suo vero valore politico. Craxi non era uno statista, è stato solo il fondatore del sistema dei finanziamenti illeciti ai partiti, un incallito corrotto e corruttore che ha distrutto il sistema economico italiano fondandolo sul meccanismo clientelare piuttosto che su quello meritocratico. Un meccanismo per cui appalti e lavori pubblici finirono nelle mani del miglior offerente invece che del più capace". "Una fondazione, quella Craxi, che scioglierei oggi stesso, poiché - incalza Di Pietro - rifinanziata attraverso il medesimo sistema creato dall'individuo a cui è dedicata: quello del clientelismo. Propongo altre fondazioni ai politici e sodali del Bettino d'Hammamet, dispersi nei maggiori partiti politici italiani: quella dedicata a Mangano o a Rocco Muscari". Per concludere con un attacco a un altro protagonista della vita economica e politica che non c'é più: "nei prossimi giorni darò spazio ad un'altra fondazione all'altezza della precedente: la Fondazione Agnelli, dedicata all'omonimo corruttore, meglio conosciuto dai politici sotto le spoglie di senatore a vita Giovanni Agnelli".Replica di Stefania Craxi :''Quando indossava la toga, Di Pietro ha chiesto e ricevuto favori, ha viaggiato in lungo e in largo, dall'Austria ad Hong Kong, ha esercitato il suo mandato con l'amico avvocato Lucibello in maniera tale da far dire ad un suo imputato: 'mi hanno sbancato'. Le sentenze con cui sono stati archiviati i procedimenti contro Di Pietro sono altrettanti documenti d'accusa. Di Pietro non e' certo nelle condizioni di ergersi a moralizzatore. E' un cancro della politica italiana e come tale va isolato''.
E' la dura replica di Stefania Craxi, parlamentare del Pdl e sottosegretario agli Esteri, alle considerazioni fatte oggi, a proposito della fondazione intitolata al padre Bettino, dal leader dell'Italia dei Valori.
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DI PIETRO INTERVISTATO DA LIBERO
Libero: Allora quando Berlusconi dice "In autunno tenteranno di buttarmi giu'…"
Antonio Di Pietro: «Ha ragione. Sara' un autunno parecchio caldo. Avra' due problemi, il primo atterra' alla normale dialettica politica. Il secondo alla realta' fattuale. E qui la cosa non preoccupera' solo Berlusconi, ma anche me, lei, tutti gli italiani: i nodi verranno al pettine; e finira' la stagione degli annunci. Sara' il tempo del Pil in caduta libera, delle piccole e medie imprese ridotte alla fame, dei migliaia di posti di lavoro sull'orlo del baratro, dell'Italia davvero spaccata in due»
Libero: Ommadonna, lei, così, sta descrivendo l’apocalisse.
Antonio Di Pietro: «Se non sarà l’apocalisse, ci si avvicinerà molto. E la situazione non si risolverà certo con le ronde, o le gabbie salariali che sono oggi un grosso errore di comunicazione, nel merito e nel metodo»
Libero: In che senso, scusi?
Antonio Di Pietro: «“Gabbie salariali” vuol dire trovare il modo di penalizzare il sud che già non è messo bene. Io vivo tra il nord e il sud: ovvio che il costo delle vita giù è minore, ma lo è anche il tenore di vita. Ciò che non accetto è che quest’idea salti fuori con l’intenzione di spaccare il paese»
Libero: Trovi lei la soluzione, e non la lasci alla Lega, allora.
Antonio Di Pietro: « La soluzione ai problemi economici del sud si ha solo su base negoziale: coi benefici fiscali, con gli incentivi, con la detassazione: insomma, non ci deve andare di mezzo l’operaio»
Libero: Quindi lei, teoricamente, sarebbe per il “Partito del sud”: Miccichè, Lombardo, 4 miliardi concessi oggi, 4 domani…?
Antonio Di Pietro: «Nient’affatto. É indubitabile che un tale Partito del Sud, ha l’obbiettivo di spaccare l’Italia»
Libero: Indubitabile.
Antonio Di Pietro: «Sono contrario a Lombardo, e a quelli che chiedono di avere i soldi che non vengono utilizzati allo scopo per il quale erano preposti. In sostanza: come cavolo verranno spesi ‘sti quattrini? É come il vestito nuovo che ti vuoi comprare a Natale: se non c’hai i soldi, non te lo compri. Capisce la metafora?»
Libero: Un po’ mi sfugge…
Antonio Di Pietro: « Le faccio degli esempi. Il Ponte sullo stretto (badi: non sono sfavorevole a priori): ma mo’ arriveranno circa 10mila miliardi di euro; ma non era meglio spenderli per opere più urgenti ? In Puglia c’è l’emergenza idrica che non si risolve perché le condotte perdono il 40% dell’acqua, mancano due collegamenti importanti in Campania e non si fa niente. E poi c’è la Salerno-Reggio Calabria, e il nodo ferroviario di Palermo, e la sanità in Abruzzo? Rifare la Cassa del Mezzogiorno sarebbe rifare la Repubblica delle mazzette»
Libero: Sa che mi sembra di sentire parlare Umberto Bossi?
Antonio Di Pietro: «Quando si arrabbia, la Lega prima pensi che i soldi della Sicilia li hanno spesi per ripianare il debito di Scapagnini a Catania e ora per riempire il buco nero che ha lasciato Cuffaro…»
Libero: Lei, mi perdoni, somiglia a Bossi anche sul tema Malpensa.
Antonio Di Pietro: «Ma è solo questione di buonsenso. Depotenziare Malpensa, dopo 25 miliardi spesi, è un controsenso assoluto; e lo si fa proprio mentre si finiscono i lavori del corridoio 5 Torino-Lione che è orientato su Malpensa; e la Pedemontana lo stesso; e il collegamento dell’alta velocità idem con patate»
Libero: Quindi, da sudista, lei crede che per il sud non esista speranza di redenzione?
Antonio Di Pietro: «L’Italia con il Giappone è il paese col più alto grado di corruzione, solo che in Giappone almeno lavorano. Per risanare il sud bisognerebbe risanare l’attuale classe politica. E lo si fa con tre semplici leggine che io vado predicando da tempo. Una. Divieto di partecipare a pubbliche aste per imprenditori colpevoli di reati contro la pubblica amministrazione compresi l’evasione fiscale e il falso in bilancio. Chiuda gli occhi e s’immagini un’Italia senza imprenditori che non hanno conti all’estero»
Libero: Non riesco ad immaginarmela.
Antonio Di Pietro: «Appunto. E mica dico di Berlusconi: mi riferisco a Fiat, alla Marcegaglia e a tutti quelli che sculettano – è il termine giusto- sia a destra che a sinistra. Ora riapra gli occhi immagini che i condannati non sono candidabili (seconda legge). E che tutti gli amministratori pubblici che hanno processi in corso devono rinunciare ai loro incarichi in attesa del giudizio (terza)…»
Libero:
Tutto questo vale anche per l’Idv, ovviamente? Di processati ne avete anche voi…
Antonio Di Pietro: «Ebbè, certo. Quelli che, rinviati a giudizio, non si sospendono praticamente vengono buttati fuori dal partito; e chi ha la fedina sporca manco si candida. Lo ribadiremo al congresso dell’Idv a Vasto a settembre»
Libero: Berlusconi promette una riforma del processo penale.
Antonio Di Pietro: «In un Paese normale vorrebbe dire l’abolizione del Lodo Alfano, il ripristino delle intercettazioni. Ma ne dubito»
Libero: Che le ha fatto Nichi Vendola? Lo state attaccando col kalashnikov.
Antonio Di Pietro: «Vendola si è all’improvviso ammalato di berlusconite, noi siamo la cura, gli stiamo dando ossigeno. Lui non è manco indagato, ma si rende conto che sta nella nave che sta affondando, di cui è il comandante. E invece di ringraziare i soccorritori la magistratura, s’arrabbia»
Libero: Esattamente un anno fa noi scrivemmo che Beppe Grillo avrebbe fondato un partito, e si sarebbe alleato con lei in un movimento valutato al 10%. Lei ci disse che era una pirlata. E ora?
Antonio Di Pietro: «Mo’ sono contento del suo Movimento di Liberazione Nazionale: ha fatto una scelta giusta, combattere dall’interno»
Libero: Quelli del Pd non sono contenti
Antonio Di Pietro: «Pazienza. Alle Europee ho fatto l’8%, da allora sono trattato come un appestato. Chiusura totale. Che a centrodestra lo capisco pure; ma con gli alleati è paradossale. Se ci fa caso il Pd parla sempre di fare alleanze ora l’Udc, ora con la Poli Bortone. A noi manco ci nominano: eppure senza l’Idv non avrebbero un solo consigliere comunale»
Libero: Come vede il congresso del Pd?
Antonio Di Pietro: «Io col Pd non sono in buoni o in cattivi rapporti: semplicemente non ho rapporti. E ahò- se si mettono in testa di ricandidare Bassolino o Loiero l’anno prossimo… Uomo avvisato…»
Libero: Il Giornale riguardo Luigi De Magistris intravede la possibilità che l’astro nascente dell’Italia dei Valori voglia, in fondo, far le scarpe al Fondatore, a lei…
Antonio Di Pietro: «Si, vabbè, io e De Magistris ci siamo fatti una risata. Io e lui ci sentiamo dieci volte al giorno e siccome qualcuno vuole mettere zizzania abbiamo fatto un patto di sangue: crediamo solo a quello che ci diciamo»
Libero: Però perchè De Magistris non si è dimesso da magistrato?
Antonio Di Pietro: «De Magistris non si dimette perché se lo fa l’inchiesta in corso su di lui del Csm decade senza un giudizio. E lui vuole uscirne a testa alta, senza macchia»
Libero: A settembre partirà il quotidiano Il Fatto di Padellaro e Travaglio. Già si dice che Di Pietro avrà un nuovo giornale a disposizione con cui spadroneggiare.
Antonio Di Pietro: «Figuriamoci. Lei m’offende: sono tutto tranne che fesso….» .
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POLITICI BALLERINI
Anche i nostri politici sono delle Escort perchè vengono votati a destra, passano poi a sinistra
e poi vanno al centro. Vendono il loro corpo e i loro servigi secondo la convenienza del momento, poi dicono "l'ho fatto per il
bene del Paese"... sarà vero?
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IL COMICO E IL POLITICO
Due mestieranti a confronto: Beppe Grillo diceva di essere un comico e negava di essere un politico. Di Pietro diceva di essere un politico ma comico lo è sempre stato.
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