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  • PLACIDO FURIOSO: non sono un parassita denuncio Brunetta Michele Placido (Ansa)
    Il riferimento fatto venerdì dal ministro Renato Brunetta ai «cineasti parassiti» ha irritato molti. In particolare, quello sull'Italia «placida e leggermente schifosa» ha portato Michele Placido a querelare il ministro per calunnia: «Sono indignato, anzi indignati siamo io e i miei familiari perché ha usato il mio nome», ha commentato da Venezia, dove aveva portato il suo film sul '68, Il grande sogno.

    Dopo una notte di silenzio, il regista ha affidato
    il contrattacco ad una lettera aperta al ministro. Si legge: «Ha sbagliato persona, per questo la denuncio. Questo signore che lei chiama Placido, leggermente schifoso, lavora per il comune di Roma, Teatro Tor Bellamonaca, gratis da cinque anni e gratis ha creato un teatro in Calabria. I miei ultimi tre film di sovvenzioni non ne hanno avute e hanno incassato 14 milioni di euro. Non voglio dilungarmi sulla mia carriera come attore con lavori con Monicelli, Rosi, Tornatore, Albertazzi, Strehler, Ronconi: fannulloni anche loro? In Francia sarei un pezzo della cultura francese, qui sono un pezzo come ha detto lei leggermente schifoso. La denuncio per questo, ma forse vengo ingiuriato perché non ho mai votato per Berlusconi?». E ancora: «Ho sempre cercato di servire lo Stato pensando che cinema e teatro hanno una funzione civile importante. La denuncio perché offende il mio nome, la mia dignità e non distingue come non ha distinto 40 anni di lavoro». Infine, un sibillino post scriptum: «Il mio prossimo film è prodotto dalla Fox e l'anno prossimo mi trasferisco in Francia per un contratto come regista già firmato con la Pathé cine. Le voglio ricordare il titolo del film, Miserere!. E non è una battuta».
    A dare una risposta, dopo il «no comment» di Brunetta, ci ha pensato Sandro Bondi: «Piena solidarietà a Brunetta, denunciato da Placido per aver espresso ciò che pensa la maggioranza degli italiani e ciò che penso anche io». Intanto, contro il suggerimento di «chiudere il rubinetto del Fus», sono intervenuti il presidente e il coordinatore di Centoautori, Stefano Rulli e Andrea Purgatori: «La risposta alla becera propaganda di Brunetta è ricordargli che da anni chiediamo una legge che sganci il cinema dalla politica». Alle critiche si è associato Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd: «Le parole di Brunetta entrano in quel sistema intimidatorio che sembra l'unico che il governo conosca. "Via i fondi se non vi comportate bene". Questo è il messaggio».

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  • ACQUA ALTA a Venezia: niente paura, arriva Brunetta!
    «Io sono la Lo­rella Cuccarini del governo Berlusconi: sono il più amato dagli italiani. Datemi un anno di tempo e trasformerò la Pubblica Amministrazione rendendola efficace ed efficiente come una “Ferrari”!». Esattamente un anno fa Renato Brunetta esternava questi concetti definendosi «il più amato dagli italiani». Volava nei sondaggi, il ministro della Pubblica amministrazio­ne, soprattutto nei “suoi” sondaggi, non certo nei nostri, né in quelli dei dipendenti pubblici! La guerra ai fannul­loni, in realtà poco più di una “pugnetta” per chi conosce veramente l’apparato statale e lo vive quotidianamente dalla trincea, lo aveva lanciato al primo posto nella hit-parade degli “italiani creduloni”, secondo, per popolarità, soltanto a sua maestà Silvio Berlusconi. Mentre i fannulloni se la ridevano sotto i baffi per il suo “fumo” mediatico, per le sue “invenzioni” senza effetto, ma solo di propaganda, la “gente”, quella che non sa, quella che avversa lo Stato e “odia” chi ci lavora dentro, lo incitava: «Brunetta continua così, massacrali».

    Un anno dopo, quegli stessi sondaggi sono meno generosi nei confronti di mister br, che si vantava tanto di avere contro soltanto tre milioni e mezzo di italiani, gli statali, ma a favore gli altri sessanta milioni. La verità è una sola: la “cura brunetta” finora ha pro­dotto solo annunci sensazionali a mezzo stampa. E adesso mister br si ritrova contro praticamente tutti: i “dipendenti pubblici” sommersi dalla valanga di… fango catapultatagli contro proprio dal “loro” ministro, il responsabile della funzione pubblica, la “gente” che aveva visto nel ministro Brunetta il salvatore della Patria e pure le “alte sfere” della burocrazia, della politica e del suo stesso partito.

    Fino a che mister br inveiva contro gli “innocui” travet… lo hanno lasciato fare, ma appena si è azzardato a toccare la “casta” - con il provvedimento di non consentire la nomina a dirigente generale per coloro che distano dal­la pensione meno di tre anni - ha mandato letteralmente su tutte le furie l’intero “sistema” avvezzo a promuovere i fedelissimi pochi mesi prima del pensiona­mento per farli uscire dal ministero con “la pensione dorata”. Adesso “lui” tace e diciamolo pure sinceramente: “ci mancano le sue stronzate accademiche”! Adesso, ce n’è abbastanza perché il ministro della funzione pubblica passi finalmente la mano e dia libero sfogo alla sua vera aspirazione che, dopo il premio Nobel sognato in gioventù, è quella di fare il sindaco di Venezia!

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