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I nostri ragazzi sono tornati a casa
E’ atterrato all’aeroporto romano di Ciampino il C-130 dell’Aeronautica militare con a bordo le salme dei sei paracadutisti della Folgore uccisi nell’attentato di giovedì scorso a Kabul. L’aereo che ha trasportato in Italia i feretri dei militari – il capitano Antonio Fortunato, il sergente maggiore Roberto Valente, il caporal maggiore capo Massimiliano Randino e i caporal maggiori scelti Davide Ricchiuto, Giandomenico Pistonani e Matteo Mureddu – era decollato ieri pomeriggio dalla capitale afgana.
Ad attendere le bare avvolte nel tricolore ci sono le massime autorità istituzionali e i familiari delle vittime, oltre a quelli degli altri soldati rimasti feriti e tornati anch’essi in Italia.
Palazzo Chigi ha proclamato due giorni di lutto nazionale, oggi e domani, giorno dei funerali solenni – saranno trasmessi dalle 11 – nella basilica di San Paolo fuori le mura per i sei caduti della Folgore.
Dalla caserma Bandini di Siena, sede del 186/o reggimento che nell’attentato ha perso quattro uomini (Fortunato, Mureddu, Ricchiuto e Pistonami), sono partiti per Roma i parà che hanno fatto il picchetto d’onore ai commilitoni e ne hanno sollevato feretri all’arrivo a Ciampino.
Nel pomeriggio di oggi, dopo lo svolgimento delle autopsie, sarà allestita, all’ospedale militare del ‘Celio’, la camera ardente aperta all’omaggio di tutti. Il sindaco della capitale Gianni Alemanno ha invitato i romani ad esporre il tricolore alle finestre nel giorno dei funerali. Il percorso che dal Celio conduce a San Paolo (lo stesso dei caduti di Nassirya) – ha deciso il Campidoglio – sarà punteggiato da 2.500 bandiere.
Dopo le esequie di Roma, i feretri partiranno per i paesi d’origine dove, dopo una funzione più privata e raccolta, saranno tumulati.
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’’Mi hanno detto “fra poco veniamo a riprendervi”. Poi sono saltati in aria”
La testimonianza choc di Cristina Balotelli l’inviata di Radio24-IlSole24Ore arrivata questa mattina nella capitale afgana proprio sul velivolo che accompagnava alcuni dei militari italiani poi coinvolti nell’attentato kamikaze di questa mattina a Kabul.
"Stavamo caricando i bagagli in un container, quando abbiamo sentito il rumore sordo di un’esplosione in lontananza, fuori dall’aeroporto, e abbiamo visto alzarsi una colonna di fumo verso il cieo".
Lo ha raccontato Cristina Balotelli, giornalista di Radio24-IlSole24Ore, arrivata questa mattina nella capitale afgana proprio sul velivolo che accompagnava in Afghanistan alcuni dei militari italiani poi coinvolti nell’attentato. "I militari sono saliti sui loro Lince e si sono diretti verso il quartier generale Isaf di Kabul. ’Fra poco torniamo indietro e veniamo a riprendervi’ ci hanno detto, e noi giornalisti siamo rimasti qui all’aeroporto di Kabul".
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La fotografia di un giovane marine dilaniato e morente
La fotografia di un giovane marine dilaniato e morente sul campo di battaglia in Afghanistan ha provocato le proteste del Pentagono. La decisione dell'agenzia Ap di mandare in circuito gli ultimi attimi di vita del caporale Joshua Bernard è stata una «raccapricciante violazione del buon senso e del rispetto delle persone», ha scritto il ministro della difesa Robert Gates alla maggiore agenzia di informazione americana. Gates ha scritto al presidente dell'Ap Thomas Curley dopo aver raccolto la protesta del padre del ragazzo, morto per le ferite riportate il 15 agosto nella provincia di Helmand. «Non sono nemico dei media, ma la vostra mancanza di compassione e di senso comune nel mettere la foto di questo giovane smembrato e mortalmente ferito sulle prime pagine di numerosi giornali è raccapricciante. Non c'è legge o diritto costituzionale che tenga. Qui è in gioco il buon senso e il rispetto delle persone».
Nell'immagine della fotografa Ap Julie Jacobson, il soldato, sanguinante e morente, è assistito da due commilitoni dopo esser stato colpito da una granata in un boschetto di melograni nei pressi del villaggio di Dahaneh. Julie aveva scattato da lontano, con il teleobbiettivo, sotto il fuoco dei talebani, senza rendersi conto quel che riprendeva. «Poi l'ho visto, a dieci metri da me. Una gamba strappata dall'esplosione, l'altra appesa a un brandello di pelle. Aveva perso conoscenza». Per l'Ap la decisione di mettere l'immagine in circuito è stata difficile: «I nostri giornalisti documentano avvenimenti mondiali ogni giorno e l'Afghanistan non fa eccezione: è nostro dovere mostrare la realtà della guerra per spiacevole e brutale che sia», ha detto Santiago Lyon, il capo del servizio fotografico. L'agenzia ha aspettato che i funerali del giovane marine, 21 anni di New Portland in Maine, fossero stati celebrati il 24 agosto prima di distribuire l'immagine con l'embargo a oggi: l'idea era di dare ai quotidiani abbonati il tempo di riflettere sull'opportunità o meno di pubblicarla. Alcune testate si sono rifiutate di farlo. Immagini di soldati americani morti o mortalmente feriti in combattimento sono rare in parte perché è difficile per un giornalista avere accesso alla linea del fronte, in parte perchè le regole del Pentagono impediscono di mostrare le immagini fintanto che le famiglie non sono state avvertite. Dopo aver imposto per anni il bando, l'amministrazione Obama in aprile ha dato luce verde alla distribuzione di foto delle bare che rientrano in patria dall'Iraq e l'Afghanistan a patto che le famiglie fossero d'accordo: un'inversione di rotta a 180 gradi rispetto a quanto in vigore dagli anni Novanta.
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GUERRA INUTILE, A CASA I NOSTRI RAGAZZI
Non posso fare a meno di scrivere per esprimere tutto il mio disappunto su questa missione, che di pace non ha nulla.E' guerra, e sara' sempre peggio, diventera' un tiro al piccione, perchè questi banditi hanno capito quanto esplosivo ci vuole per uccidere. I talebani, chiamati ora terroristi, sono stati armati e equipaggiati dagli americani, i veri responsabili di questo finimondo. C'e' qualcuno che si ostina a dire che l'opinione pubblica è d'accordo all'invio dei nostri militari in quel nido di vespe, ma è assolutamente falso. Facciamoli tornare a casa i nostri ragazzi, perchè il nostro obbligo morale è quello dinon lasciar morire un giovane di 25 anni, per una causa molto probabilmente persa, in un paese che non è il nostro. La soluzione è politica, bisogna sedersi ad un tavolo e discutere. Vorrei che i nostri governanti avessero un po' piu' di buon senso per evitare di vedere questo dolore infinito sulle facce della gente rassegnata sempre alpeggio durante i funerali di stato.
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AFGHANISTAN MORTO MILITARE
Grandissimo dolore di tutto il nostro Paese e dolore lancinante per i genitori del nostro militare morto in Afghanistan, ma non è una morte "inconcepibile" come hanno detto i genitori e parenti, perchè dove c'è guerra e guerriglia la morte purtroppo è sempre in agguato.
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