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  • Venezia, il dentista offre un giro in gondola

    A Venezia aprirà un mega centro per cure dentistiche low cost che offrirà anche pacchetti vacanza

    Senta, lo sa quanto mi costerebbe in Italia “rifarmi” la bocca? Almeno venticinquemila euro. In Russia me la cavo con cinquemila». Marta ha 58 anni e un vecchio impianto dentale eseguito 25 anni fa a Bergamo. Adesso è tutto da rifare ma con lo stipendio da infermiera ausiliaria, poco più di mille euro al mese, è un lusso che non può permettersi. Se ne lamenta con tutti, ed ecco arrivare in soccorso una collega, infermiera, russa. «Mi ha detto - racconta Marta - che nella sua città il dentista costa sì e no tre o quattromila euro, poi c’è il viaggio in aereo, e basta, perché sarebbe lei ad ospitarmi. Così mi faccio le ferie e i “denti nuovi”».

    Lo chiamano «turismo dentale» e ci sono anche dei siti Internet con questa dicitura. Se in Italia solo sedersi sulla poltrona odontoiatrica costa cento euro, con la stessa cifra in Croazia (dove offrono anche il soggiorno gratuito), Polonia e qualche altro paese dell’Est ci si paga un «ponte» o qualche altro impianto. E non si immaginino studi medici lerci, arredamenti vecchi e scrostati: si tratta di professionisti capaci e di studi medici all’avanguardia, con strumentazioni moderne che fanno bella mostra di sé dalle foto sul web e dai video girati durante gli interventi.

    Devono aver pensato a questo business gli imprenditori che hanno finanziato uno staff di medici e odontoiatri che a metà del prossimo mese apriranno il «Venice Dental Center» a Zelarino (Venezia), vicino alla tangenziale - come dice uno dei rappresentati della società - così è facile da raggiungere. «Ma non li chiami dentisti “low cost” - sostiene il dottor Marafante -, il progetto è nato per dare un servizio globale e di alto livello, abbiamo anche un settore “vip”. Tutto ha preso il via dopo che abbiamo notato questo esodo verso la Croazia, dove per altro non sempre la cura dà poi i risultati sperati...».

    Il modello del servizio offerto dal centro «Venice Dental Center» è comunque abbastanza simile a quello oltre confine: cure dentali e pacchetto soggiorno-vacanza. Un po’ come in Spagna per le cliniche della fecondazione assistita, da dove si torna abbronzati e con una vita in grembo. Da Venezia si tornerà con il ricordo di un museo o di una «passeggiata» in gondola e denti scintillanti. La struttura avrebbe dovuto aprire già da settembre. Per ora ha già ha ricevuto aspre critiche, ovviamente da dentisti «tradizionali» e dal presidente della commissione odontoiatri di Venezia. «Noi siamo contro gli ipermercati dell’odontoiatria - dice Cosimo Tomaselli - Anche perché riteniamo che realtà così grandi non possano proporre prezzi inferiori agli altri studi, viste le enormi spese legate alla manutenzione».

    Dubbi già espressi all’epoca dell’apertura, a Mestre, dei Servizi di Prevenzione Dentale (Spd), altro centro dentistico. In Veneto e in Friuli, infatti, ci sono altre strutture che promettono cure dentali low-cost, con tanto di sito Internet dove consultare il tariffario. Una pulizia completa, per esempio, costa solo 40 euro a fronte di almeno il doppio su una poltrona di uno studio qualunque. «Non siamo contrari a questo nuovo centro - continua Tomaselli -. Ha tutto il diritto di provare ad abbattere i costi. Resto però scettico sul fatto che si traduca in un vero risparmio per il cliente».

    Il «Venice Dental Center» nasce come società mista di capitali ed è stato realizzato grazie alla partecipazione di alcuni medici odontoiatri e di un gruppo di imprenditori. «Il direttore sanitario - spiega Marafante - è un noto professionista in Italia e anche all’estero, che garantisce la serietà della struttura. Un medico che dopo la pensione ha deciso di mettere al servizio dei pazienti la sua professionalità». Il centro dentistico aprirà i battenti entro metà ottobre nei pressi di un supermercato e di un ospedale.

    Nella struttura anche una zona vip dove si salta la sala d’attesa. Una volta varcato l’ingresso del centro, sarà subito pronta la poltrona con il trapano. E poi i pacchetti «soggiorno e cura»: per il turista-paziente un programma di tutto rispetto: il ponte di Rialto, il ponte dell’Accademia, il ponte della Costituzione, poi magari un museo o una mostra. Il tutto tra una carie e una detartrasi, una dentiera e un’estrazione.

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  • Anche il governo russo lancia un canale su YouTube

    Da oggi anche il Cremlino ha un suo canale ufficiale su YouTube. Potete raggiungerlo all’indirizzo http://www.youtube.com/kremlin, dove il presidente Dmitry Medvedev pubblicherà i video ufficiale del governo russo.

    Lo scopo di questo profilo è anche quello di raggiungere un bacino di giovani più ampio: nei video postati, infatti Medvedev copre una vasta gamma di temi, che vanno dalla scuola alle relazioni con il vicinato.

    Il profilo del Cremlino si aggiunge a quelli di Barack Obama, Sarkozy e il Vaticano. Vedremo a breve anche un canale ufficiale del governo italiano su YouTube o i nostri politici sono meno avvezzi ad usare la tecnologia?

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  • L'attacco a Twitter? «UNA MOSSA NELLA CYBERGUERRA RUSSO-GEORGIANA»
    L'ipotesi di un'agenzia che monitora il traffico online: «Tutto è partito dal Caucaso: opera di un singolo»
    All'indomani dell'attacco che ha reso irragiungibile Twitter per tre ore (e ha "degradato" alcune funzionalità di Facebook, LiveJournal e YouTube, che però hanno retto meglio), gli esperti di sicurezza avanzano le prime ipotesi sull'accaduto.CYBERGUERRA - Scartata la teoria che aveva preso piede nelle prime ore, secondo cui il blocco sarebbe stato causato da un gruppo di spammer. Secondo Bill Woodcock, direttore di un'agenzia indipendente che monitora il traffico online, l'attacco è partito da una regione del Caucaso, l'Abcasia, attualmente contesa tra Russia e Georgia. Il blocco di Twitter, Facebook e YouTube sarebbe quindi una conseguenza della cyberguerra che da mesi si sta consumando tra i due paesi dell'ex Urss. Già lo scorso anno, durante il conflitto armato, erano stati presi di mira diversi siti governativi georgiani.UN SOLO BLOGGER - Ma c'è di più. Come ha spiegato un portavoce di Facebook a Cnet, all'origine dell'attacco sembra esserci la volontà di bloccare un singolo blogger, il cui account "Cyxymu" (nome di una città georgiana) si trova su tutti i servizi che ieri hanno accusato il colpo. «Si è trattato di un attacco simultaneo su più piattaforme, per fare in modo che la sua voce non venisse sentita», ha spiegato l'esponente di Facebook. E in effetti l'ultimo post disponibile sul blog di Cyxymu (risalente allo scorso martedì) sembra confermare l'ipotesi della cyberguerra. Dopo che le sue pagine erano state rese inaccessibili, aveva scritto: «Ovviamente si tratta di un attacco mirato contro me e i georgiani» (da parte dei russi, NdR).RIVOLUZIONE? - Al di là di quale sia l'effettiva causa del blocco, resta un dato di fatto: Twitter si conferma una piattaforma estremamente vulnerabile. Sin da quando è nato, il sito risulta spesso inaccessibile perché incapace di gestire la mole di traffico (qui una lista non completa). Quanto basta perché gli esperti di sicurezza si chiedano: un servizio così fragile può davvero aiutare a fare la rivoluzione, come in tanti hanno scritto durante le ultime manifestazioni in Iran? No, risponde Evgeny Morozov di Foreign Policy: se bastano così poco per far saltare un servizio, «aspettatevi in futuro di vedere sempre più governi utilizzare la cyberguerra in alternativa alla censura: è molto più economica e soprattutto agisce su scala globale». C'è tutto il rischio, cioè, che la prossima protesta in Iran non sarà raccontata nemmeno attraverso i cinguettii di Twitter.

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  • IL SILENZIO DELLO STATO Il vile assassinio, avvenuto qualche anno addietro, della giornalista russa Anna Politkovskaya...
    e la recente uccisione della sua collega Natalia Estemirova, rappresentano una tangibile dimostrazione di come certi poteri siano strettamente subordinati al silenzio degli altri. Pur protetti dalle spesse mura dei loro maestosi palazzi e pur disponendo di interi eserciti e di vasti armamenti, infatti, tanti “grandi” uomini di questo pianeta hanno tremato innanzi alle fiere voci di tante persone comuni che, come queste due giornaliste, hanno combattuto con fermezza le ingiustizie, sfuggendo la comoda strada della rassegnazione e difendendo la verità anche a costo della loro stessa vita. Di fronte a certe turpi azioni, ogni Stato che si reputa civile dovrebbe intervenire incisivamente, con parole forti e fatti concreti, e non limitarsi a mostrare la solita disapprovazione di circostanza. A queste due piccole grandi donne vorrei dedicare queste poche righe con le quali, allo stesso tempo, vorrei esprimere il mio più sincero disprezzo per tutti coloro che rendono possibili simili abomini.

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