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  • «La sanatoria è un flop Badanti sempre in nero»


    Vicenza. Questa sanatoria è un flop. Un fallimento. L'ennesimo errore strategico nei confronti di persone che sono indispensabili al nostro stato sociale.
    Sono alcuni dei commenti che i tre segretari provinciali sindacali Marina Bergamin (Cgil); Gigi Copiello (Cisl) e Riccardo Dal Lago (Uil) hanno rilasciato in merito alla regolarizzazione voluta dal Governo per badanti e colf.
    Dalle prime statistiche del ministero sembrava che Vicenza dovesse essere la terza città in Italia seguita da Milano e Bologna nella corsa per avere un posto di lavoro regolare. Ma tutto questo non si è avverato. Né a livello locale né tantomeno nazionale. Se all'inizio le cifre rese note da patronati e da altre associazioni stimavano l'arrivo di circa 30 mila domande solo dal Vicentino, siamo ben lontani. E, soprattutto, siamo distantissimi dalle stime del ministero dell'Interno che, fin dall'inizio, pensava a 500 mila irregolari da sanare. I dati nazionali, al riguardo, parlano chiaro: fino a ieri le domande inviate per via telematica sono state 94.112, i moduli richiesti 131.017 e le ricevute consegnate 93.625.
    Un ultimo dato riguarda la provenienza di connessione alla procedura, dove i patronati fanno la parte del leone con oltre 45 mila domande e, infine, l'origine di chi chiede la regolarizzazione. In cima alla classifica ci sono moldave, ucraine. Seguite da Marocco, Bangladesh e Perù. «È vero - esordisce Riccardo Dal Lago, Uil - finora avremo provveduto a 400-500 domande a livello provinciale. Possiamo ipotizzare che ci possa essere un incremento alla fine del mese, quando scadono i termini, ma non sarà così consistente da raggiungere le cifre che si ipotizzavano. I nostri centralini continuano a squillare - prosegue il segretario- ma solo per dare informazioni che poi non si concretizzano. Eppure, sappiamo che le lavoratrici ci sono, anche perché le famiglie non hanno alternative, l'assistenza si paga e quella pubblica spesso è inavvicinabile».
    C'è un aspetto da segnalare: a Campo Marzo, soprattutto in queste ultime domeniche, il numero delle badanti che occupavano panchine e prati si è letteralmente dimezzato.
    Il decreto sicurezza fa paura? La clandestinità resta un reato, anche se la giustizia ha tempi lunghi, in particolare in città. «È vero molte preferiscono rimanere in casa o frequentare alloggi di amiche che hanno un lavoro regolare, dove i controlli non arrivano - dice Marina Bergamin segretaria della Cgil -. Quell'esercito di invisibili di cui si parlava all'inizio sta ingrossando le proprie fila anche alla luce di una normativa che sicuramente le penalizza. I 500 euro richiesti alle famiglie non sono altro che una tassa sul lavoro, un tributo scandaloso. Inoltre, non è che si regolarizzi il lavoro per un anno, i contributi si dovranno versare sempre e non tutte le famiglie sono in grado di farlo. Alla fine emergerà solamente una piccola parte, molte donne continueranno a lavorare in nero con la paura di essere scoperte, ma con la certezza di avere qualche soldo in tasca. Noi siamo sempre stati contrari ad una sanatoria che riguardasse solo colf e badanti: se all'interno ci fossero state anche altre categorie, le cose sarebbero andate in maniera diversa». E allora che cosa fare, correggere il tiro in corsa, apportare correttivi?
    «Non servirebbe a nulla - conclude Gigi Copiello della Cisl - magari allungare di qualche settimana i termini, ma la sostanza resta la stessa. La legge Bossi-Fini in questi anni ha prodotto solo sanatorie, forse è arrivato il momento di ripensare alla normativa, ma lo diciamo da anni. Non siamo a favore dei clandestini, ma nemmeno del lavoro in nero... Alla fine queste donne non avranno molte scelte: le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese, figuriamoci a pagare contributi, per quanto poco onerosi possano essere, per una badante. Siamo rimasti stupiti anche noi dalla scarsità di richieste e non credo che ci possa essere un boom nei prossimi giorni. La crisi pesa, e nelle tasche di tutti».

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