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Influenza A, ricoverato un uomo, è grave
Un commercialista di 41 anni è ricoverato in gravi condizioni per complicazioni legate una polmonite da virus dell'influenza A. Le sue condizioni vengono definite gravi ma «stazionarie» dalla Direzione sanitaria dell'ospedale San Camillo di Roma. In un comunicato l'ospedale afferma che «la prognosi è riservata». Attualmente, si legge nel comunicato, c'è una «sostanziale tenuta dei parametri funzionali relativi all'attività respiratoria, cardiocircolatoria, renale, metabolica».
VIRUS POTENZIATO - L'uomo, che lavora come commercialista, è ricoverato dal 5 settembre in alto isolamento nel reparto di Rianimazione dopo che aveva perso i sensi al Pronto soccorso. I primi test effettuati dai medici per accertare la presenza del virus H1N1 avevano dato esito negativo ma dopo ulteriori accertamenti è stato individuato il virus ed è stata riscontrata anche una grave patologia ematica. Il paziente «è malato di leucemia», ha confermato Luigi Macchitella, direttore generale del San Camillo, e la immunodepressione dovuta alla malattia del sangue di cui è affetto, «ha potenziato, naturalmente, le conseguenze del virus sul suo organismo». Il caso, che sarebbe il primo grave a Roma, è seguito anche dai medici dell'istituto per le malattie infettive Spallanzani.
LA SCOPERTA DELL'ALTRA MALATTIA - La situazione dell'uomo è particolarmente grave a causa della leucemia da cui è affetto. Secondo quanto si è appreso, «quando lo scorso 5 settembre il paziente è stato ricoverato in ospedale non sapeva di avere la leucemia» e «l'influenza si è impiantata in una situazione di immunodepressione precaria preesistente».
TEST NEGATIVO - In un primo tempo l’uomo era stato sottoposto al test ’rapido’ della nuova influenza, che aveva dato esito negativo. Il problema, spiega il presidente della commissione sulla nuova influenza del Comune di Roma, Fernando Aiuti, è che i test «rapidi» sulla nuova influenza sono affidabili soltanto se effettuati nelle prime ore di malattia. Dopo è sostanzialmente inutile eseguirli. «Dipende tutto - spiega Aiuti - dal momento in cui i test vengono fatti: nelle prime 24-48 ore l’affidabilità del risultato è tra l’80% e il 90%. Dopo il virus scompare dalle mucose», e quindi i test non lo rilevano. Insomma, «non è colpa del test», ma di come il loro risultato viene interpretato. Spesso, sottolinea Aiuti, il paziente non si presenta dal medico ai primi sintomi, ma aspetta che si aggravino. E quindi il controllo diventa inaffidabile. A quel punto l’altro modo di rilevare la malattia è quello di fare un’analisi degli anticorpi, ma si può fare solo dopo il settimo giorno di malattia.
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