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  • Ru486: anche in Italia la pillola abortiva.

    La pillola abortiva Ru486, è arrivata ufficialmente anche in Italia. A seguito della decisione ufficiale dell'AIFA (l'Agenzia italiana per il farmaco), anche in Italia potrà essere somministrata la pillola che causa l'aborto, entro un termine - stabilito da parametri medici e nel rispetto (dicono alla Agenzia del farmaco) - di 7 settimane.
    Dopo una riunione durata più di quattro ore, - riferisce stamane il Corriere - è arrivato giovedì in tarda serata il via libera a maggioranza (quattro contro uno) dall'Agenzia italiana del farmaco alla pillola abortiva. Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha infatti approvato l'immissione in commercio nel nostro Paese del farmaco già commercializzato in diverse altre Nazioni. Nel Cda dell'Aifa hanno votato a favore della pillola il presidente Sergio Pecorelli e i consiglieri Giovanni Bissoni, Claudio De Vincenti e Gloria Saccani Jotti. Ad esprimersi negativamente è stato invece Romano Colozzi, assessore alle Risorse e Finanze della Regione Lombardia. La Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. Nelle disposizioni, ha spiegato l'assessore Bissoni, c'è un «richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all'utilizzo in ambito ospedaliero. Dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco - ha aggiunto - entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana». Entro questo termine, infatti, le complicanze per l'uso del farmaco sono sovrapponibili a quelle dell'aborto chirurgico, ha concluso l'assessore.

    Questa scelta ha portato ad una dura presa di posizione dell'Osservatore Romano che - a voce di Mons. Sgreccia (presidente emerito del Pontificio consiglio pro Vita), si è espresso con parole durissime e chiare.

    «Rimango allibito dall'atteggiamento dell'Aifa (agenzia italiana per i farmaci)» ha anche detto Sgreccia e « spero - ha aggiunto - che ci sia un intervento da parte del governo e dei ministri competenti» perché la pillola abortiva RU486 «non è un farmaco, ma un veleno letale». - riferisce il Corriere.

    La pillola«ha effetto abortivo, - continua l'articolo - quindi valgono - prosegue Sgreccia - tutte le considerazioni che valgono quando si parla di aborto volontario. C’è, inoltre, un’aggravante che dovrebbe far riflettere anche chi appoggia la legalizzazione dell’aborto chirurgico, ed è il rischio per la madre. Più di venti donne sono morte per effetto della somministrazione di questa sostanza. Questo farmaco assume, quindi, la valenza del veleno. È una sostanza non a fine di salute, ma a fine di morte. Si va contro la regola fondamentale della vita della madre. Bisognerebbe, per questo motivo, sospendere tutto. Inoltre - prosegue il vescovo - si cerca di scaricare sulla donna sola la responsabilità della decisione. Si torna a una forma di privatizzazione dell’interruzione di gravidanza. All’inizio si è legalizzato l’aborto proprio per toglierlo dalla clandestinità, ora il medico se ne lava le mani e il peso di coscienza ricade sulla donna».

    Interessante comunque è notare come i giornali di oggi, sottolineino moltissimo il "fatto" della scomunica, tendendo - chiaramente - a volere fare emergere l'atteggiamento "negativo" da parte della Chiesa.

    Al contrario la Chiesa manifesta (ed ha già manifestato più volte) le sue preoccupazioni proprio a tutela della donna che sarà d'ora in poi realisticamente lasciata in balia di sè stessa.

    Lei, con la sua pillola da prendere "autonomamente" ed un medico (o una semplice "situazione ospedaliera") lontani dalla sua esperienza certamente drammatica che dovrà affrontare comunque in solitudine e senza nessun tipo di supporto medico e psicologico.

    Insomma...pillola libera, coscienza del medico..liberata.

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